Scheda Paese Argentina
Negli ultimi anni, i rapporti economici tra Italia e Argentina si sono rafforzati, con un interscambio commerciale di 2,3 miliardi di euro nel 2023, positivo per l’Italia. L’Italia esporta soprattutto macchinari, farmaci e prodotti chimici, mentre importa prodotti agricoli, oli e pesce.
Gli investimenti italiani in Argentina si concentrano in energia, agricoltura e manifattura, con uno stock totale di circa 1,5 miliardi di euro. Ci sono inoltre collaborazioni in settori strategici come il litio e le energie rinnovabili. È attiva una commissione economica mista per promuovere investimenti e l’Italia sostiene l’adesione dell’Argentina all’OCSE. Le prospettive sono positive, grazie a interessi comuni e nuove opportunità di cooperazione.
Negli ultimi anni, l’Argentina ha vissuto una profonda trasformazione economica con sfide importanti e tentativi di riforme radicali. Nel 2023 il PIL è diminuito dell’1,6%, mentre l’inflazione ha raggiunto il 211,4%, con la povertà al 41,7% della popolazione (picco del 57,4% a gennaio 2024). L’elezione di Javier Milei ha portato a tagli alla spesa pubblica, riduzione dei sussidi e privatizzazioni, causando nel 2024 una contrazione del PIL del 2%, seguita però da una ripresa del 3,9% nell’ultimo trimestre.
L’inflazione è rallentata significativamente e la povertà è calata al 38,1% nel terzo trimestre 2024. Per il 2025 si prevede una crescita del PIL del 5,2%, grazie a condizioni climatiche migliori, investimenti energetici e crescita delle esportazioni agricole. Tuttavia, permangono sfide strutturali come povertà, disoccupazione e debito pubblico elevato.
Il tasso di insolvenza in Argentina è elevato, a causa di alta inflazione, crisi valutarie e difficoltà di accesso al credito. Nel 2023 i fallimenti aziendali sono aumentati di circa il 30% rispetto all’anno precedente, mentre il tasso di mora sui prestiti bancari ha raggiunto il 4,1% a metà 2024.
Le PMI e i settori industriali sono i più esposti al rischio di insolvenza. Il contesto macroeconomico instabile, con recessione e restrizioni valutarie, fa prevedere che i livelli di insolvenza resteranno alti nel breve termine, rappresentando un rischio significativo per i creditori, inclusi quelli esteri.